Falco pellegrino (Falco peregrinus)

Etimologia: dal nome latino peregrinus ossia straniero, perché solitamente è peregrinante da una zona all’altra in cerca di cibo, coprendo spostamenti anche considerevoli.
Misure
lunghezza: 42 cm in media (37-47)
apertura alare: 1o4 cm (94-116)
peso:
maschio 65o gr (58-75o)
femmina 95o gr (75o-115 gr)
Il falco per eccellenza, gli Inglesi lo chiamato stupid killer machine, perché è una macchina da caccia, madre natura ha sagomato il suo corpo con il vento, l’ha reso l’animale più areodinamico che esista sulla terra, in picchiata supera i 3oo km all’ora, diventando un proiettile che difficilmente sbaglia bersaglio.
E’ un rapace assai spartano, necessita di poche cose, un cielo dove cacciare delle prede e una roccia o nicchia di varia natura dove deporre delle uova.
Questa sua semplicità nell’adattamento ne ha consentito nella nostra zona di espandersi in modo sostanziale, colonizzando anche città e paesi, diventando ormai una specie quasi sinantropica.
Inizia i corteggiamenti a gennaio-febbraio, per poi iniziare a deporre e covare verso marzo-aprile, l’incubazione durerà un mese. I giovani inizieranno ad allontanarsi dal nido dopo circa 4o giorni ma avranno il supporto dei genitori ancora per qualche mese, che li istruiranno sulle tecniche di caccia abbastanza complesse per questa specie, trattandosi di una caccia in volo. In inverno può capitare che dalle nostre parti si possano avvistare esemplari del falco pellegrino siberiano (Falco peregrinus càlidus), il pellegrino del nord Europa. Ho avuto la fortuna di prendermi cura di uno di questi esemplari e di assistere poi alla sua liberazione circa 5 mesi dopo l’intervento, a primavera affinché potesse migrare di nuovo verso la Siberia.
E’ una delle esperienze che ricordo con maggiore gioia.
COSA FARE SE SI TROVA UN FALCO PELLEGRINO
Se si trova un falco pellegrino va recuperato indossando dei guanti di pelle (quelli da giardiniere) va raccolto utilizzando un telo spesso (es. un asciugamano) e va posto all’interno di uno scatolone che verrà ben chiuso e se non ci sono prese d’aria vanno effettuati alcuni piccoli fori in alto per facilitare l’areazione.
Fatto questo va portato il prima possibile ad un centro di recupero o da un veterinario specializzato. E’ meglio non somministare né cibo né acqua o qualsiasi tipo di terapia, ma attivarsi per un repentino trasferimento affinché venga soccorso adeguatamente.